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PER APPROFONDIRE

PERCHE' E' IMPORTANTE RESPIRARE CON IL NASO?
Nello svolgimento della mia attività mi trovo spesso a incontrare molti bambini che respirano prevalentemente o esclusivamente con la bocca e soffrono ricorrentemente di riniti, otiti, faringiti o laringiti.
L’importanza di una respirazione nasale, purtroppo, viene spesso trascurata. Il naso, infatti, filtra e riscalda l’aria che respiriamo. Se respiriamo con la bocca, purtroppo, introdurremo aria fredda e sporca che andrà a generare infiammazioni (raffreddori, otiti, faringiti, ecc.) e andremo a incidere negativamente sullo sviluppo della muscolatura oro bucco facciale e sull'articolazione di alcuni fonemi.
Questi bambini sono facilmente individuabili, perchè tendono a sviluppare una faccia “allungata”, con labbra ipotoniche e in taluni casi perdita involontaria di saliva e russamento notturno.
La respirazione orale può essere causata da un’abitudine viziata, quale l’uso protratto di succhietti o biberon, la tendenza a mangiarsi le unghie, ecc. oppure può essere la conseguenza di un’ipertrofia delle tonsille o delle adenoidi o di una malocclusione, pertanto è fondamentale che la valutazione logopedica sia affiancata da una valutazione otorinolaringoiatrica e ortodontica.
Una volta che si è compresa la causa della respirazione orale, sarà importante che il logopedista insegni al bambino una corretta igiene nasale e vada a favorire lo sviluppo di una respirazione nasale.

BAMBINI URLANTI: CHE PUO’ SUCCEDERE ALLA LORO VOCE?
Da sempre i bambini sono conosciuti per essere particolarmente vivaci e difficilmente ci preoccupiamo quando li sentiamo urlare mentre giocano, cantano e parlano.
È necessario, tuttavia, che un genitore conosca quali sono le conseguenze derivate da un utilizzo eccessivo di questa modalità comunicativa.
I bambini, che fin da molto piccoli tendono ad urlare molto sia nella comunicazione che nel gioco, sforzano eccessivamente la loro voce e imparano a servirsi della stessa in modo scorretto.
Se queste scorrette abitudini fonatorie non vengono eliminate, però, con il tempo possono causare dei danni più duraturi alle corde vocali, come polipi, noduli o edemi, con conseguenze importanti sulla loro voce.
Prevenire diventa allora la parola d’ordine.
Se queste scorrette abitudini fonatorie non vengono eliminate, però, con il tempo possono causare dei danni più duraturi alle corde vocali, come polipi, noduli o edemi, con conseguenze importanti sulla loro voce.
Prevenire diventa allora la parola d’ordine.
COSA POSSONO FARE I GENITORI??
MOLTO!!
• Diminuite i rumori ambientali: spegnete la tv, allontanatevi da eventuali elettrodomestici in funzione;
• Ponetevi da modello, evitando per primi di urlare o parlare forte;
• Insegnate al bambino che per prendere la parola non serve urlare, ma è sufficiente avvicinarsi;
• Rallentate i vostri ritmi di vita e dategli il tempo di parlare con calma;
• Ascoltatelo dedicandogli la massima attenzione.
Qualora questi consigli non fossero sufficienti o notaste che il vostro bambino presenta una voce soffiata, rauca, gracchiante ed è soggetto frequentemente ad abbassamenti di voce, è importante effettuare una valutazione che cerchi di comprendere qual è la causa che lo spinge a servirsi della voce in maniera scorretta.
Per fare ciò sarà necessario servirsi di un approccio multifunzionale, coinvolgendo diverse figure tra qui il foniatra e il logopedista, in quando specialisti della voce, ma anche lo psicologo e/o lo psicomotricista, considerando che la voce, soprattutto in infanzia e in età adolescenziale, è il mezzo di espressione di vissuti emotivi importanti.

BILINGUISMO E SVILUPPO DEL LINGUAGGIO
L’aumento dei flussi migratori e la mobilità internazionale stanno rendendo la tematica del bilinguismo sempre più discussa, soprattutto nelle scuole e nelle famiglie in cui ci sono bimbi che parlano più lingue. In questi contesti il rischio più grande è quello di sottostimare o sovrastimare eventuali difficoltà o ritardi di linguaggio e di apprendimento che possono emergere nei bambini bilingui. Per non incappare in questi errori è bene fare una prima distinzione legata all’età di acquisizione delle lingue. A tal proposito vi sono i bilingui simultanei ovvero che hanno appreso entrambe le lingue nel primo anno di vita; i bilingui consecutivi precoci ovvero che le hanno acquisite dopo il primo anno, ma entro i 5-6 anni e i bilingui consecutivi tardivi, ovvero coloro che le hanno imparate dopo i 6 anni.
I bilingui simultanei presentano uno sviluppo linguistico comparabile a quello dei monolingui, pertanto si invitano le famiglie e le insegnanti a far riferimento a quelle che sono le normali tappe di sviluppo del linguaggio per valutare se il bambino presenta delle difficoltà di linguaggio. Il discorso è sicuramente più complesso nel caso dei bilingui consecutivi, dove lo sviluppo linguistico atteso e le sue tempistiche variano molto non solo in relazione all’età di esposizione di entrambe le lingue, ma anche al tipo di lingue, a quanto tempo è stato esposto ai codici linguistici e alla qualità delle lingue presentate.
In questa situazione è fondamentale affidarsi ad un logopedista che sappia raccogliere dalla scuola e dalla famiglia tutte le informazioni necessarie per valutare idoneamente lo sviluppo linguistico del bambino ed eventualmente individuare precocemente eventuali difficoltà di linguaggio che si potrebbero ripercuotere successivamente sull’apprendimento di lettura, scrittura e calcolo. In questo caso sarà cura del logopedista dare delle indicazioni a scuola e famiglia, volte a favorire un’acquisizione più veloce della nuova lingua.

I BENEFICI DELLA LETTURA CON I BAMBINI
Un bambino a partire dai sette mesi è in grado di afferrare un libro delle giuste dimensioni per manipolarlo, assaggiarlo ed esplorarlo. Entro l’anno e mezzo il piccolo, però, saprà utilizzarlo in modo più appropriato, riconoscendo se la copertina è dritta o capovolta e scoprendone via via i contenuti pagina dopo pagina. Inizialmente la sua attenzione durerà pochi minuti, ma pian piano si potrà notare come questa aumenti gradualmente. Sarà possibile, perciò, passare da libretti con un’immagine per pagina, che ben si prestano alla denominazione, a libri contenti le prime storie vicine all’esperienza del bimbo, nelle quali si descrivono routines come il momento della pappa, il gioco, il bagnetto, ecc. A partire dai due anni e mezzo il bambino sarà sempre più affascinato da storie che si allontanano dalle sue emozioni e abitudini, dove i protagonisti diventano principi, principesse, maialini o ranocchi.
Ma perché è così importante leggere al.. anzi con il proprio bambino?
Per rispondere a questa domande sono state fatte numerose ricerche, dalle quali è emerso come la lettura congiunta con il proprio piccolo contribuisca allo sviluppo della comprensione e dell’espressione linguistica, del vocabolario, della pianificazione del pensiero, della relazione, della conoscenza delle emozioni, della memoria, dell’attenzione, della curiosità e della motivazione. A questo punto cosa aspettate? Correte in biblioteca con il vostro bambino e cercate un libro adatto alle sue capacità linguistiche, attentive e che lo incuriosca e
BUONA LETTURA!!!

UNA DIFFICOLTA’ DI LINGUAGGIO PUO' INTERFERIRE CON L’APPRENDIMENTO DI LETTURA E SCRITTURA?
Considerato l’imminente inizio della scuola, ci occuperemo di una tematica che interessa o interesserà molti genitori i cui bambini stanno per fare il loro ingresso alla scuola primaria: esiste una relazione tra linguaggio e lettura-scrittura?
Cercheremo di rispondere, pertanto, a una delle domande più frequenti ovvero “mio figlio ha sei anni e non parla ancora bene, ma ciò non mi preoccupa eccessivamente. Quello che, invece, non riesco a capire è perché stia faticando così tanto a imparare a leggere e scrivere, infatti non riesce ancora ad associare la lettera al suono corretto, a differenza dei compagni che hanno imparato velocemente. Da cosa dipende? Incide il fatto che non parli correttamente?”.
Partendo dal presupposto che senza conoscere il bambino in questione e senza una valutazione specialistica è impossibile rispondere al quesito, possiamo, tuttavia, affermare che con molta probabilità la difficoltà di linguaggio incida sulla difficoltà nell’apprendimento sopra descritta.
Per imparare a leggere e scrivere, infatti è necessario disporre di un’adeguata competenza metafonologica, ovvero l’abilità di saper riconoscere i fonemi che compongono una parola e saperli manipolare oralmente. Questa competenza permette al bambino di capire se una parola è lunga o corta; dividere una parola in sillabe; identificare i fonemi che costituiscono una parola (fare lo spelling), ma anche di manipolare le parole togliendo la sillaba iniziale o finale e riconoscendo o inventando rime. Tale abilità inizia a svilupparsi a partire dai 4-5 anni e va via via affinandosi intorno ai 6 anni ed è fondamentale averla ben consolidata per poter approcciarsi serenamente alla scuola primaria. Nel bambino con difficoltà di linguaggio, purtroppo, questo processo può non avvenire o essere rallentato a causa del suo sistema linguistico deficitario.
Come potrà il bambino scrivere la parola “postino” se non sa fare lo spelling oralmente di questa parola e ancor di più se ogni volta che vede un portalettere lo chiama “potino”?
E’ importante, pertanto, che tali bambini vengano individuati precocemente e che il loro linguaggio venga migliorato in età prescolare mediante una valutazione e successivo trattamento logopedico, per evitare grosse ripercussioni sul piano scolastico, proteggendoli così da eventuali difficoltà e/o disturbi di apprendimento (dislessia, disortografia…)

FRENULO LINGUALE CORTO, ALLATTAMENTO, SUZIONE, DEGLUTIZIONE, MASTICAZIONE E RESPIRAZIONE
Il frenulo linguale corto è un’anomalia orale congenita che determina una difficoltà nei movimenti linguali e che può compromettere le funzioni di suzione, articolazione verbale, masticazione, deglutizione e respirazione.
Tale condizione rende difficile l’allattamento, poiché il bambino è in difficoltà nell’attaccarsi al capezzolo della madre e a succhiare correttamente. Il bambino tende, perciò, a stancarsi velocemente ed è necessario allattarlo frequentemente per soddisfare il suo bisogno nutritivo. La madre, invece, prova dolore e spesso presenta segni di traumatismo al capezzolo.
Man mano che il bambino crescerà diverrà sempre più evidente come questa condizione tenda a inficiare tutte le funzioni orali, infatti la difficoltà della lingua a muoversi renderà difficile l’articolazione di alcuni suoni come l,t,d,z,r; porterà a una masticazione scorretta e a problemi di occlusione dentale; così come a una deglutizione scorretta e alla tendenza a respirare erroneamente con la bocca anziché con il naso e a sviluppare allergie.
Sarebbe auspicabile che tutti i neonati a partire dalle 48 ore di vita venissero sottoposti a un test di screening, volto all’individuazione precoce di un eventuale frenulo linguale corto e successiva frenotomia ovvero incisione o rimozione parziale per evitare che tale condizione vada ad alterare lo sviluppo della bocca e delle sue funzioni. È possibile, tuttavia, intervenire chirurgicamente anche nel bambino o nell’adulto quando tale alterazione anatomica va a compromettere lo svolgimento delle funzioni descritte. È necessario, pertanto, rivolgersi ad un logopedista che farà una valutazione del frenulo e dell’effetto che ha lo stesso su linguaggio, masticazione, deglutizione, respirazione e indicherà al paziente se è necessario procedere con l’intervento. In seguito all’intervento e al successivo ripristino della motilità linguale, è fondamentale intraprendere un percorso logopedico, nel quale, a seconda dell’età, verranno proposti degli esercizi attivi o passivi che vadano a stimolare il corretto sviluppo delle funzioni orali. È bene, però, ricordare che non bisogna far intercorrere troppo tempo tra l’intervento e il successivo trattamento logopedico postchirurgico sia nel neonato che nel bambino o nell’adulto, poiché ci sono dei rischi di recidiva.

LA VALUTAZIONE LOGOPEDICA
Prima di intraprendere un trattamento logopedico è importante dedicare alcuni incontri alla valutazione logopedica.
In questo tempo il logopedista andrà in primo luogo a conoscere la famiglia, la storia del bambino e a favorire la creazione di un legame di collaborazione con lui. Secondariamente sarà possibile effettuare un'osservazione qualitativa (del gioco, delle abilità comunicative, ecc.) e somministrare delle prove standardizzate, ovvero test volti a valutare le diverse abilità e a rapportare la prestazione alla media attesa per età e scolarità.
La valutazione, perciò, non ha lo scopo di classificare il bambino, bensì di descrivere le sue caratteristiche e di sottolineare i suoi punti di forza e di debolezza.
Sulla base della valutazione il logopedista potrà definire gli obiettivi del trattamento e condividerli con la famiglia, che diventerà parte attiva nel percorso.

LA COMUNICAZIONE GESTUALE
È molto importante sostenere la comunicazione gestuale dei bambini fin da molto piccoli, perché in questo modo i bambini impareranno a comunicare in un modo che per loro è naturale, quando ancora non sono arrivate le parole, ovvero attraverso la gestualità.
Grazie all’apprendimento dei segni che gli verranno proposti insieme alle parole, infatti, potranno condividere con noi cosa interessa loro, come si sentono, di cosa hanno bisogno e ridurre la frustrazione derivante dal non essere compresi.
Per approfondire: Testimonianze
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